Richard Strauss
NOTE DI PASSAGGIO
riflessioni e ricordi
a cura di sergio Sablich
Edizioni - EDT - Torino - 1991
recensione di Rizzuti, A., L'Indice 1992, n. 1
"Apparentemente - avverte il curatore di questo
volume - gli scritti [di Strauss] non aiutano a gettare luce sulla posizione
dell'artista nei confronti della sua epoca"; sotto molti aspetti è invece
vero "esattamente il contrario". La proverbiale duplicità
straussiana, mai dissidio fra arte e vita, al contrario convivenza pacifica e
proficua tra genio e mestiere, si coglie, forse più che nei singoli documenti,
nella varietà del materiale antologizzato: articoli, lettere, prefazioni,
biglietti d'auguri, riflessioni pubbliche e private.
Strauss si spense a Garmisch in quel 1949 che registrò
l'apparizione della "Filosofia della musica moderna" di Adorno: il
fatto che in quel libro la sua figura non trovi spazio induce a prendere sul
serio le parole di Gould, il quale argomentava come "il più grande
compositore del Novecento " poté arricchire la sua epoca proprio in virtù
della sua non-appartenenza ad essa. La coerenza straussiana riposava su quelle
"Virtù dell'uomo pratico" messe in rilievo da Sablich nel suo scritto
introduttivo e ritenute così poco attuali e credibili dai paladini più
intransigenti del le avanguardie storiche. La verità è che Strauss fece
progredire la musica rinunciando a vergare manifesti ideologici e a puntare
tutto sulla continua messa in discussione del linguaggio, tenendo piuttosto
sempre un occhio vigile sulle garanzie della spettacolarità, anche quando esse
dovevano ridursi alla sola intelligibilità del dialogo. Strauss, arrovellatosi
tutta una vita sui problemi endogeni del teatro musicale, dedicò parecchie
delle sue riflessioni pubbliche a quelli più esterni ma parimenti nevralgici,
come testimoniano la "Proposta di un teatro per città consociate" e in
particolare modo il "Testamento artistico". La modernità delle
intuizioni straussiane relative al ruolo del teatro nella vita pubblica non si
ritrova peraltro nelle pagine dedicate ai problemi dell'istruzione, le
"Osservazioni sull'educazione musicale" e la "Lettera sul
ginnasio umanistico", tuttavia importanti nell'economia del ritratto che
il libro tende a disegnare per la loro natura di elementi di raccordo fra
l'impegno artistico in senso stretto e il più generale coinvolgimento dell'uomo
di cultura nella vita civile. Lo Strauss più immediato e per molti versi
autentico è tuttavia quello dei numerosi scritti dedicati all'attività
direttoriale, fra cui si segnalano le "Dieci regole auree scritte
nell'album di un giovane direttore d'orchestra", un misto di fierezza e di
bonomia un po' paternalistica di schietta impronta bavarese, in alcuni casi in
verità irritanti anche a una lettura "da lontano" quale giocoforza è
la nostra. L'altissima considerazione che Strauss aveva di sé stesso mai
comunque pregiudica la bontà e l'utilità della lettura: per quanto fastidio dia
leggere, per di più in un ammiratore dichiarato di Mozart e Wagner, che
"una congruenza fra parole e musica come quella ... del mio "Lied
Traum durch die Dämmerung" non è raggiunta spesso", le osservazioni sulla
melodia contenute nel commento a "Opera e dramma" di Wagner sono fra
le cose più preziose del volume.