1 Novembre 2004
Arte: la televisione possibile
Arte, il canale
televisivo franco-tedesco che finora da noi era accessibile soltanto sul
satellite Astra, è divenuto visibile in chiaro anche sulla piattaforma Sky. Si
tratta di una buona notizia, di un passo in avanti, forse di una speranza;
anche se avremmo auspicato, come colui che ha sollevato il problema e lo ha
caldeggiato ricevendo molti consensi, Claudio Abbado, che fosse la televisione
pubblica, e non quella privata a pagamento, a offrire a tutti questa
possibilità, aggiungendo gli adeguati supporti (per esempio la sottotitolazione
in italiano). È comunque positivo che attorno ad Arte si sia accesa una
discussione ampia che va oltre il merito specifico, per almeno due motivi. Il
primo è che si è manifestata l’esigenza di poter disporre di una televisione di
qualità, seria ed equilibrata, non schiava della pubblicità (che su Arte non
esiste), del protagonismo e della nuda e cruda audience. Il secondo è che
questo tipo di televisione non è né una chimera né un’utopia, esiste ed è
realmente possibile: come dimostra Arte. La quale non ha affatto una
programmazione dura, elitaria, intellettualistica, difficile, ma spazia in
tutti i campi del pensiero, dell’arte, dello spettacolo, dell’intrattenimento. Lo
fa con qualità, pacatezza, attenzione a quanto accade nel mondo e soprattutto
in Europa, senza enfasi, predisponendo alla riflessione critica.
La battaglia per Arte non è nata per i musicisti e in nome della classica, che è presente con un appuntamento fisso di un’ora (“Maestro”, la domenica pomeriggio), cui si aggiungono uno o due concerti o opere al mese, ripresi dal vivo nei luoghi di esecuzione, e quindi di attualità. Non mancano concerti di altri generi, dal jazz al pop. Ma accanto alla musica ci sono il teatro, il musical, i documentari, le inchieste, i film d’autore, non ghettizzati secondo fasce d’ascolto ma distribuiti equamente nel corso della programmazione. Insomma, la caratteristica di Arte è la cultura come normalità civile, che non si contrapponga alla lettura di un libro, alla visita di un museo, a una serata tra amici, ma ne sia per così dire un piacevole complemento.
Invece. Canali di qualità come RaiSatShow e RaiSatAlbum, che facevano arte e cultura a buon livello e almeno costituivano un’alternativa, sia pur di nicchia, sono stati soppressi. Per trovare qualcosa di “diverso” dalla programmazione consueta occorre attendere orari impossibili. Chiediamo di poter essere considerati per quel che siamo: cittadini di qualità, come gli altri europei, come quelli che un genere di televisione come Arte ce l’hanno in casa 24 ore al giorno. Ecco perché Arte sul satellite è una bella notizia, una conquista parziale, ma di grande valore simbolico.