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1 Maggio 1997

Cosa ascolto se sono depresso, cosa mi deprime ascoltare

 

L’arte in generale, e la musica in particolare, sono gli antidoti più efficaci contro la depressione. Solo le opere d’arte mal fatte – scelte male o male eseguite – possono provocarla: ma è proprio quello che un direttore artistico dovrebbe evitare. Non sempre ci riesce, e allora può capitare di essere depressi. Negli altri casi, la musica è comunque una consolazione, giacché opera una sorta di trasfigurazione, di innalzamento in un regno superiore della materia e dello spirito. E in fondo è per questo che esiste l’arte. Personalmente, non credo che quando si è tristi si debba ascoltare musica allegra e che automaticamente ciò serva per tirarsi su di morale. Forse è vero il contrario: quando si è tristi o depressi una musica allegra ci disturba, mentre siamo più portati a riconoscerci in una musica in sintonia con i sentimenti del momento. La cura può funzionare omeopaticamente. A me accade così; ma non me la sentirei di generalizzare su questo argomento. L’importante è che, al di là di ogni deformazione professionale, non venga mai meno la reazione psichica, il coinvolgimento intellettuale ed emotivo. Esiste tuttavia una musica più triste o deprimente di un’altra: per esempio il Wozzeck di Berg, il Tristano di Wagner, certa musica di Schubert; tutta la tristezza e la depressione caratteristica del nostro secolo sono rappresentate al massimo grado dalla musica di Sostakovič, soprattutto quando diventano furore. Mozart può essere triste ma non è mai deprimente; Beethoven, con i suoi eccessi ciclotimici, è un esempio di come depressione ed esaltazione possano coesistere produttivamente se guidate da un principio di forte tensione spirituale. Schumann, invece, pagò a caro prezzo l’incapacità di governare questo dissidio: la sua musica è grande quando lo affronta, assai meno quando lo elude artificialmente. Chiunque conosca davvero la depressione sa che essa è annullamento della personalità, paralisi delle facoltà volitive, azzeramento di ogni valore. In dosi non patologiche la depressione è invece uno stimolo positivo verso il cambiamento: un processo evolutivo che il linguaggio della musica rappresenta simbolicamente, nel tempo e nello spazio, ricreando ogni volta nuovi equilibri e aiutando a trovare una strada, o almeno una via d’uscita, all’isolamento e alla stanchezza. In fondo, essere un po’ depressi significa solo essere vivi.