1 Settembre 1992
Silenzio, prova Scherchen!
La casa francese
Accord ha inaugurato una serie di rarità discografiche pubblicando la
registrazione della Pastorale di Beethoven nella
esecuzione pubblica diretta a Lugano il 12 marzo 1965 da Hermann Scherchen a
capo dell’Orchestra della Radiotelevisione della Svizzera Italiana. Scherchen,
che morì a Firenze l’anno successivo all’età di settantacinque anni, aveva
fondato nel Canton Ticino, a Gravesano, un laboratorio di musica elettronica
che dette forti impulsi alla ricerca sperimentale contemporanea; e soprattutto
come interprete della musica del nostro secolo, nonché di Mahler e curiosamente
di Bach, del quale dette anche una splendida realizzazione dell’Arte della fuga, si distinse nel corso della sua lunga e
benemerita carriera, guadagnandosi molti riconoscimenti da parte dei più
importanti compositori della generazione che va da Schoenberg a Dallapiccola.
Come interprete del repertorio classico Scherchen non ha lasciato
testimonianze discografiche altrettanto numerose. Ciò non significa però che
non frequentasse assiduamente anche questo repertorio e non rivelasse anche in
esso le sue doti tutt’altro che comuni.
La registrazione
della Pastorale proveniente dagli archivi della
Radio Svizzera ne offre una adeguata dimostrazione e basterebbe da sola a dare
la misura della sua grandezza di interprete. Ma in questo caso l’interesse è
ancora maggiore dato che l’esecuzione pubblica è preceduta dalle prove di
Scherchen prima del concerto: da cui è possibile dunque farsi un’idea non solo
delle sue idee originalissime in fatto di esecuzione della partitura di
Beethoven ma anche dei suoi criteri e delle sue scelte in sede di
concertazione.
Tutti gli
interventi del direttore mirano a stabilire una salda unitarietà nella visione
della partitura, soprattutto dal punto di vista dei tempi e della dinamica.
Scherchen insiste
in modo particolare sulla necessità di non considerare la Pastorale
alla stregua di una marcia descrittiva, ma anzi di mettere a nudo le relazioni
e i nessi che ne costituiscono la struttura in modo rigorosamente analitico. Scompaiono
con lui enfasi e pathos, pittura e didascalie, indugi e sospensioni: tutto
procede con implacabile logica formale e chiarezza ritmica assoluta.
L’immagine è
messa a fuoco in modo nitido, anche a costo di ridurre la varietà dei colori a
una scabra sequenza in bianco e nero. La sua voce roca, in un italiano
pittoresco, incalza l’orchestra ogniqualvolta si affacci una deroga spontanea,
forse risultante da abitudini esecutive consolidate, ad ammorbidire i contorni
o a lasciarsi andare liberamente a fraseggi più consueti e tradizionali: «in
tempo!», esclama allora Scherchen, e immediatamente si ritorna sui binari di
una severa costruzione architettonica scandita con energica forza espressiva.
E quando nel
corso dell’esecuzione il gesto non basta a mantenere questo passo, mugolii e
borbottii si aggiungono per aiutare a trovare la giusta andatura, a
ripristinare lo spessore e l’intensità necessari alla definizione globale
dell’arco musicale.
Che trova nella
preparazione del temporale e nella sua trasfigurata conclusione momenti di
grande emozione, degni di una personalità intransigente, dura ma certo non
ordinaria.
Beethoven, Sinfonia n. 6 “Pastorale”;
Orchestra della Radiotelevisione della Svizzera Italiana, dir Scherchen, prove
ed esecuzione integrale, Accord 201762 (1 cd).