1 Dicembre 1991
Lodoïska perla preziosa
Ci sono molti e
buoni motivi per affermare che questa incisione della Lodoïska
di Luigi Cherubini sia una delle perle più preziose dell’anno discografico,
anzi la più preziosa. Prodotta a tempo di record dalla Sony (che con questa
iniziativa tocca finalmente un risultato degno delle sue ambizioni) in
collaborazione con la Ricordi (che ha pubblicato la revisione critica della
partitura a cura di Lorenzo Tozzi), essa fissa in documento sonoro registrato
dal vivo l’edizione che Riccardo Muti ha diretto con grande successo al Teatro
alla Scala nel febbraio di quest’anno.
Edizione
bellissima anche sotto l’aspetto scenico e registico (firmata da Luca Ronconi),
ma esaltata in primo luogo dalla direzione di Muti, apostolo riconosciuto di
Cherubini per lunga e fervida militanza. Muti riesce a rendere la partitura in
modo non solo stilisticamente appropriato ma anche musicalmente incandescente:
e se a prima vista si è portati a considerare quest’opera soprattutto una
testimonianza storica di un momento di passaggio nell’evoluzione dell’opera tra
Sette e Ottocento, con Muti essa diviene un valore assoluto che eccelle senza
bisogno di relativizzarlo con altri termini di confronto; per esempio con
Beethoven, che nella sua unica creazione per il teatro mostrerà di aver tenuto
presente il modello di Cherubini più di ogni altro.
Con il Fidelio si ha un accento più marcato sul motivo umano,
morale della vicenda, una drammaturgia via via sempre più concentrata ed
essenziale e uno scavo maggiore nella individualità dei personaggi; ma il
vocabolario musicale e teatrale è in gran parte quello messo a punto da
Cherubini per la prima volta nella Lodoïska, ben
oltre la comune matrice di un genere, quello della cosiddetta “opera a
salvataggio”, che a sua volta non rappresenta tanto o soltanto il prodotto di
un determinato momento storico quanto la scoperta di un nuovo mondo ideale e poetico nell’ambito del
teatro musicale.
La presenza di Muti si riconosce anzitutto nella capacità di saldare in unità l’ampio respiro dell’opera anche nelle sue strutture architettoniche e formali. Rendendo adeguatamente protagonista l’orchestra, individuando nel tessuto strumentale una ricchezza straordinaria di sfumature e di atteggiamenti espressivi, ma soprattutto cogliendo da un lato lo specifico drammatico di ogni singolo pezzo e dall’altro la continuità dell’insieme nelle relazioni armoniche e tonali che lo governano, Muti compie un’interpretazione della quale non sai se ammirare più l’intelligenza o la sensibilità: da brivido il finale, con quella dissolvenza verso il silenzio che sembra voler consegnare la musica nei domini di una decantata spiritualità. In tale visione si integra con equilibrio tutta la compagnia di canto, da elogiare in blocco.
Cherubini, Lodoïska; Devia, Pedaci, Lombardo,
Moser, Corbelli, Shimell, Luperi, Serraiocco, Orchestra e Coro del Teatro alla
Scala, dir Muti, Sony/Ricordi S2K 47290
(2 cd).